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nel cuore di una bambola
È nello spazio improbabile del cuore di una bambola
che vorrei fuggire, là dove tutto è da inventare, dove
giochi d’ombra divengono respiri e il vento mai è foriero
della morte giovane a far cadere il cielo negli occhi di una
madre
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c’è il segreto di un bacio nello sguardo che ai disattenti
fisso appare, il sapore delle more, la paglia intrecciata dei
destini
la ruota di una gonna colorata ad inventarsi fiore tra le
pietre un girotondo d’anime da fare invidia a Dio
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Lui, il cuore delle bambole, batte tra mani bambine
e non cerca niente che la parola amore, come una vela
il mare
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Così distante
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di quando avevo le mani piene, il cielo
la lingua sporca del rosso delle more
un pugno chiuso che traduceva il senso
del sentire amore, briciola di folla
nel ritrovarsi voce tra le voci
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così lontano che scrivere distante
non mi basta per raccontarti dove sono morti
gli occhi, resto sulle scale e vendo fiori
a chi vuole ascoltare di quando le finestre
erano aperte e il vento ci mormorava
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Pane e olio
c’è una discesa che va agli olivi
dove anche il buio si inginocchia
tanto luccicano le lune spese
a crescere la prospettiva del raccolto
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trema come un primo bacio
il muso della lepre, il vento
teso in alto spettina i merli
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-posate le reti, cominciate il canto
e che i bastoni percuotano il ramo
sino a che ognuno porti sale
al frantoio e pane, per l’assaggio
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così restiamo, archi
puntati alla luna di sempre
un soffio e la polvere è memoria
i fantasmi nel piatto, il colore di un nido
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Brevi considerazioni:
è il dolore di una madre a gridare fra i versi, è sensibilità che spinge l’amore a rifugiarsi nei giochi antichi, ad immaginare situazioni oniriche e a credere che contesti apparentemente diversi possano generare esiti migliori. La poesia di Annamaria Giannini si presenta così, con la grande capacità di graffiare pur mantenendo toni bassi, poiché sono i significati ad urlare attenzione e la massima condivisione.
È sicuramente il cuore di una bambola, il luogo ove raccogliere le più vecchie paure, quelle che un genitore non dovrebbe mai guardare negli occhi, quelle che fanno del futuro d’un figlio la parola morte, prima della naturale crescita che prevede una giusta maturazione e solo poi la fine. Il cambio generazionale diventa scommessa alla roulette russa e il destino sta in un bacio, in una gomma colorata, un sorriso sincero e trecce e giardini.
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Quanti i significati che attraversano questi versi?
/ la paglia intrecciata dei destini la ruota di una gonna colorata ad inventarsi fiore tra le pietre un girotondo d’anime da fare invidia a Dio/
Potremmo facilmente cercare una miriade di esemplificazioni, tutte così calzanti, solo perché la scrittura di Annamaria è in grado di essere tanto a portata di mano quanto ricca di spiritualità, intesa come poesia meditativa, a volte ribelle, a volte la caccia è solo sussurrata ma sempre capace di attrarre congetture. Rivoluzione sarebbe non accettare il destino come qualcosa di compiuto ma solo come tassello da incastrare fra ruote costruite da noi e considerarsi parte integrante di un disegno più grande che ci vuole cerchio di anime, senza invidia e senza rassegnazione. Lasciarsi trasportare da mani bambine, solo in nome dell’amore.
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Maggiori difficoltà di entrata scorgo nel secondo testo, in quanto potrebbe parlare di un amore lontano e mai dimenticato, di una persona cara, al momento irraggiungibile, ma preferisco dedicarmi alla lettura che vuole questo testo come auto – dedicato alla stessa autrice. Lei che si sente così distante da sé stessa, magari da quel passato fanciullesco in grado di convincerla delle innumerevoli porte a disposizione. Chi di noi infatti in età adolescenziale e anche più, non ha creduto nelle molteplici combinazioni capaci di poter cambiare il mondo o comunque ha avuto fede in un futuro migliore, costruito da noi, per noi? Ecco che quelle mani piene diventano metafora di portoni mai spalancati o forse mai visti. E il cielo dalla lingua sporca di rosso come amore puro – semplice, è immagine davvero toccante e forte come il non sapere il momento esatto della morte di quegli occhi, ma esserne pienamente coscienti, passo dovuto dalla crescita, dallo svilimento delle attese. E allora Annamaria vende fiori a chi sa ascoltare, decide di donare a chi è in grado di capire o almeno ci prova ad andare aldilà delle apparenze, affidandosi a quel vento mai traditore.
Fortemente evocativa Pane e olio, sa di ritorno alle origini, perché la via per scendere agli olivi come nido di tutti i fantasmi, come posacenere di ricordi sbiaditi è sempre lì, in attesa di una partenza mai veramente decisa o rientro prolungato. E le lune spente dai primi baci si centellinano come altari sacrificati agli archi tesi di sempre, come campioni di assaggi d’esistenza.
Donna di terra, così viscerale nelle sue passioni, ma donna di mare con il vento a muoverle emozioni. Annamaria è certamente donna nelle sfaccettature potenti che la rendono decisa, emotiva nella sensibilità che traspirano i suoi versi, tenera nei rapporti intimi. È donna – poeta nelle contraddizioni, nelle controversie disputate fra sé e sé, fra lei e le parole, fra le tante lei che ora cercano e non trovano, sperano e disperano, ascoltano e tremano, perché è solo nel panico la vera forza.
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f.c.
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Bio:
Annamaria Giannini nasce per caso a La Spezia, da madre sarda e padre marchigiano.Cresce a La Maddalena poi, di porto in porto, arriva a Rimini. Da tre anni vive a Roma.” Ho cambiato tante città, non ho mai cambiato indirizzo, papà era un maresciallo di marina e il porto e la voce del faro sono state le costanti della mia vita” A 19 anni, dopo il diploma linguistico, parte per Londra, dove rimarrà sei anni, una tappa importantissima della sua crescita che la influenza culturalmente e umanamente. Ha sempre amato scrivere, ma si avvicina alla poesia in modo più intimo quando un gravissimo incidente la costringe a letto per tre anni. ” Non poter camminare mi ha portato ad un’analisi profonda del mio pensiero, a cercare musicalità nuove che mi rappresentassero, ancora sto cercando, e penso di non smettere mai” Sue poesie sono presenti in diverse antologie corali , ultima “Sotto il cielo di Lampedusa” con la prefazione di Erri De Luca. Fa parte del gruppo teatrale “Nodi di donna” con Angela Pedicini e MariaLaura Satta e al momento sta portando a termine un progetto contro la violenza di genere patrocinato dal comune di Roma.
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la tua lettura mi ha emozionato più dei miei versi stessi. Grazie davvero Francesca.
Davvero Annamaria? io ho amato profondamente i tuoi versi e spero che questo si riesca a cogliere. Grazie a te, per l’emozione pura che sei stata in grado di suscitare.
Annamaria è una vera artista della parola.dal profondo del cuore dove la comprensione domina sa’ regalare emozioni a pioggia..Mauro
Hai perfettamente ragione Mauro. Grazie del passaggio!
Francesca, hai fatto davvero un ottimo lavoro! Sei entrata nei versi di Annamaria con la parola giusta e consonante che ti distingue. Rileggerò il tutto con calma, ché adesso si è un pò in fibrillazione. Un forte abbraccio ad entrambe. Grandi le mie amiche!!!
grazie a te maestro!
Grazie Sebastiano! detto da te è un gran bel complimento! ti aspetto allora per altre considerazioni. Un grande abbraccio a te!