non chiamateli morti, sorelle, padri, figli di figli, non sono fiori precocemente recisi o anime da rincontrare un giorno in paradiso. Non chiamatele vittime, non abusate di parole stanche del significato, non recuperate storie, i volti non daranno loro più dignità. La notizia di due giorni, ogni due giorni sostituirà foto, circostanze, numeri, coincidenze strane, evocative, veggenti, accenderà qui e lì qualche focolaio, tweet neri, poi ognuno per la sua strada, presi da una canzone, un programma da seguire, il mare, ah sì il tempo-vento-afa, si suda, si muore così per dire. Non chiamateli morti, finchè ai numeri non si saprà dare un seguito, fin quando le parole spazieranno in un quadrato che rimbomba di angolo in angolo senza davvero uscire per gridare orrore e farsi giustizia a mani vuote insieme.
